MARIA

La Madre benedetta soffrì con Giuseppe nel momento di staccare dalla croce il suo Re e Figlio. Inondò con le sue lacrime la terra, accolse tra le braccia colui che era stato deposto, ricevette in grembo i chiodi, abbracciò con tenerezza le membra ferite, lavò il sangue con le sue lacrime e pianse amaramente su quel figlio, che era la dolcezza bramata dagli angeli e dagli uomini. Ma quando fu deposto dal legno, e il corpo di colui che è più alto dei cieli toccò la terra, anche lei cadde e quasi crollò. Lo lavò con le lacrime più cocenti, e con parole divine proclamò la lode della sepoltura: “O morte più ammirabile dell’Incarnazione! Giace privo d’anima il Creatore delle anime, riposa come un cadavere colui che a tutti dona salvezza; è senza parola la Parola del Padre, che ha fatto ogni creatura che parla; senza vita sono gli occhi spenti di colui alla cui parola e al cui cenno si muove tutto ciò che ha vita, alla vista del quale crollano le montagne, “lui che guarda la terra e la fa tremare, tocca le montagne ed esse fumano” (Sal 103,32), che legge il pensiero degli uomini, ne scruta il cuore e le viscere, che dà testimonianza di sé ai figli dell’uomo che lo cercano, e illumina e rende saggi i ciechi”.

 
Massimo il Confessore – Vita di Maria, 89
 
(Maria) quando vide il Figlio morto, riuscì a controllare il suo dolore. Anzi, quando lo deposero dalla croce lo aiutò con le sue stesse mani materne, riponendo sul suo seno i chiodi che venivano estratti. Abbracciò le membra senza vita, ora stringendole tra le braccia, ora lavando le piaghe con le lacrime; e infine riversò tutta se stessa sull’intero corpo del Figlio. E con voce pacata gli disse: “Ecco Signore, per te è giunto a compimento quel mistero stabilito prima dei secoli”. Poi, porgendo un candido lenzuolo a Giuseppe, soggiunse: “Tu ti prenderai cura di ciò che ancora resta da fare: lo avvolgerai ben bene in questo lenzuolo, cospargerai di mirra il suo corpo e lo deporrai nel sepolcro come si conviene.
Simeone Metafraste – Vita di Maria, 34
 
(Parla Maria, rivolta a Giuseppe e Nicodemo)
Prendete il cadavere e portatelo nella tomba nuova, che lo attende. Andate, tumulatelo in un sepolcro che risulterà splendido! Possiede tutti i drappi che bene si addicono a quelli che sono sottoterra, esiguo conforto per i morti. Sono convinta che per i morti non corra molta differenza se uno ottiene ricche offerte funebri: queste non son altro che vana gloria per i viventi! Ricoprite dunque, quanto più in fretta potete, il volto con i drappi, toccatelo delicatamente con le mani, tumulate in fretta il cadavere, il Sovrano che fu messo a morte dai giudei; è necessario togliere rapidamente colui che è stato da poco abbattuto… O Figlio, che tutto hai creato, di un Dio che è causa di tutto, che si compie ai mortali senza te? Che cosa di quanto avviene quaggiù non è, in realtà, voluto da Dio? Oh, oh. O Re, come ti piangerò? Dio mio, Dio mio, come ti invocherò? Quali canti ti rivolgerò mai dalla mia anima amante? Tu giaci avvolto in questi tessuti, tu che un tempo fosti avviluppato in fasce.
(Dialogo tra Nicodemo e Giuseppe)
Nicodemo. Dai, vecchio mio, sistemiamo bene il capo di colui che è tre volte beato; distendiamolo come si deve e sistemiamone con cura tutto il corpo, per quanto ci riusciamo.
Giuseppe. O carissimo volto, o guance giovanili, ecco io vi ricopro il capo con questo velo, e proteggo con drappi nuovi le tue parti ed i tuoi arti bagnati di sangue e trapassati da chiodi ed il costato trafitto completamente insanguinato.
Gregorio di Nazianzo – La Passione di Cristo, 1446-1474
 
(La vergine chiede aiuto a Giuseppe d’Arimatea)
Deponi il suo corpo; raccogli quel tesoro del mondo, che ti sta davanti. Aiutaci, siamo bisognosi e in terra straniera, odiati e avversati da tutti; tutti ci detestano e ci scherniscono. Gli amici e i conoscenti ci hanno abbandonati; nessuno ha compassione di noi. Nessuno ci protegge; nessuno corre in nostro aiuto; nessuno osa chiedere il suo corpo; nessuno ci ha pensato, nessuno si è preoccupato della sua sepoltura! Come vedi, a me che sono sola, insieme all’unico discepolo che mi è accanto, è impossibile l’una e l’altra cosa; né posso rivolgermi direttamente a Pilato, né procurarmi altrove le cose necessarie per la sepoltura. Non riusciamo a trovare altra soluzione per toglierlo dalla croce e coprire la sua nudità. I soldati infatti si sono divise le vesti, tirandole a sorte, senza lasciargli neppure l’ultima tunichetta.
Giorgio di Nicomedia – Omelie, 34
 
E tu, la più santa delle tombe consacrate, almeno dopo la tomba vivificante del Signore, che fu la culla della resurrezione- io ti parlerò come parlerei a un essere vivente -, dov’è l’oro puro che le mani degli apostoli deposero in te come un tesoro? Dov’è la ricchezza inesauribile? Dove è l’oggetto prezioso ricevuto da Dio? Dov’è la tavola vivente, il libro nuovo in cui ineffabilmente la Parola divina si è inscritta senza l’ausilio della mano? Dov’è l’abisso della grazia, l’oceano delle guarigioni? Dov’è la fonte generatrice di vita? Dov’è il corpo della Madre di Dio, oggetto di tanti voti e tanto amore?
Perché cercate in una tomba colei che fu elevata alle dimore celesti? Perché mi fate domande sulla sua scomparsa? Io non so contrastare la volontà divina. Quando ha lasciato la sindone, che ha santificato anche me impregnandomi di soave profumo e facendo di me un tempio divino, il corpo santo è stato rimosso e se ne è andato, accompagnato da angeli e arcangeli e da tutte le potenze celesti. Adesso mi custodiscono gli angeli; in me dimora la grazia di Dio. Io sono diventata per i malati la medicina che scaccia i mali, io la fonte eterna della guarigione, io la difesa dai demoni; io sono diventata la città in cui trovano protezione tutti coloro che si rifugiano”.
Giovanni Damasceno – Sulla dormizione II, 17
 
Una folla incalcolabile accorse al funerale della madre della Vita. Tutti erano meravigliati per la sua morte improvvisa, e si stupivano per l’arrivo degli apostoli attraverso l’aria. Per tutta Gerusalemme si era diffusa su di loro la notizia che una nuvola tuonante e vorticosa, formatasi un attimo prima, li aveva fatti scendere sulla casa della vergine come un vento che portava pioggia e rugiada. (…) Piacendo a Dio gli apostoli per riverenza e timore esitavano a toccare il corpo della Vergine. Da una parte i discepoli per eccellenza, convinti che il suo corpo era vaso di Dio, mostravano un lodevole timore nel toccare il corpo di lei. Dall’altra la gente fedele, per la propria santificazione, bramava prendere una sua reliquia. Tuttavia nessuno pose le mani su di lei, avendo come esempio la temerarietà dell’Ebreo che era già stato colpito. Per decisione comune degli apostoli, Pietro e Paolo, avendo preso la sindone che pendeva leggera da entrambe le parti del catafalco, posero la salma nel sepolcro. Apostoli gloriosissimi e supremamente pii, avendo toccato solo la sindone e non direttamente il corpo di lei con le loro mani; mostrarono chiaramente, nell’umiltà, il loro timore di Dio. (Gli apostoli) degni servi e annunciatori dell’amore di Cristo, con straordinario onore venerarono Cristo a causa della madre e la madre a causa di Cristo; a causa del Dio fatto uomo, prestarono un nobile servizio alla Madre, che aveva generato lui nella carne. Mentre tutti guardavano il corpo puro della Vergine fu strappato via dalle loro mani. Nessuno vide Colui che lo portò via – era l’Invisibile Dio – ma fra le mani degli apostoli la sindone apparve allora leggermente mossa dal vento, in una leggera nuvola.
Germano di Costantinopoli – Omelie Mariane, IV