Nell’omelia di domenica scorsa, concludendo nel Santuario dedicato a Santa Teresa di Gesù Bambino le celebrazioni centenarie della nascita della Santa, auguravo che esse non restassero solo un caro ricordo, ma ci aiutassero a camminare nella via da lei tracciata.

Non sembri strano che questo pensiero mi sia ritornato riflettendo su quanto è avvenuto il 4 ottobre davanti alla Santa Sindone esposta per le prove necessarie in preparazione alla progettata ostensione televisiva.
S. Teresa di Lisieux, che dal gennaio 1889 cominciò a firmarsi, aggiungendo al nome preso nella vestizione: “Soeur Thérése de l’Enfant Jésus”, queste cinque brevi parole: “et de la Saint Face”, amava richiamarsi al capitolo 53 di Isaia – la “passione secondo Isaia” -: Cristo “non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi”. Ma essa citava pure un testo della liturgia in uso nel suo monastero: “Il suo volto ispira l’amore, e la sua faccia piegata su me mi spinge a rendergli amore per amore”.
L’immagine viva di questo “volto che ispira l’amore” noi torinesi abbiamo il privilegio di custodirla nella Santa Sindone.
E’ legittimo il desiderio di contemplare questa immagine che richiama con un’eloquenza insuperabile il mistero della nostra salvezza. “E’ la croce del Signore che ha portato la salvezza al genere umano… La sua passione è il prezzo del nostro riscatto, la morte di lui è la nostra vita”. Così il nostro s. Massimo.
Se, come spiega Monsignor Cottino, l’ostensione nella forma tradizionale porta con sé gravi inconvenienti, oggi siamo in grado di soddisfare, non la curiosità, ma la pietà sincera di chi scorge in questa veneranda reliquia il segno più evidente e commovente dell’Amore crocifisso. Il mezzo ci è offerto dalla televisione, a cui ci siamo rivolti per realizzare il desiderio di milioni di credenti.
“Cristo fu appeso alla croce per liberare tutto il genere umano dal naufragio universale”. L’energica espressione di s. Massimo è un invito a guardare con senso di fede, di adorazione e di gratitudine immensa a Cristo crocifisso. Per questo ci è di aiuto contemplare la sua immagine nel lenzuolo in cui Giuseppe d’Arimatea avvolse il corpo santissimo del Salvatore.
Invito i diocesani a disporsi con questo spirito all’avvenimento atteso con desiderio da tanti e tanti fratelli. Sarà anche questo uno stimolo efficace a rinnovarci interiormente, per renderci conformi all’immagine del Figlio di Dio, a lasciarci riconciliare con Dio, secondo il monito di Paolo, in virtù di Cristo morto per noi, e in tal modo operare alla riconciliazione degli uomini nella giustizia e nell’amore.
Cardinale Michele Pellegrino