La semplicità della sepoltura del Signore condanna le pretese dei ricchi, che non possono portare con sé le loro ricchezze fin nelle loro tombe. Ecco quello che noi possiamo comprendere in senso spirituale: il corpo del Signore non deve essere avvolto nell’oro, nelle perle o nella seta, ma in un lino puro. Inoltre c’è un altro possibile significato. Colui che avvolge Gesù in un lenzuolo bianco è colui che l’ha ricevuto con un cuore puro.

San Girolamo – Su S. Matteo 27,59, (441-459)

E il giusto avvolge il corpo di Cristo in un lenzuolo, l’innocente lo unge con il profumo; troviamo che queste precisazioni non sono superflue, poiché la giustizia veste la Chiesa e l’innocenza somministra la grazia. Perciò rivesti anche tu della sua gloria il corpo del Signore, in modo da essere anche tu giusto, e sebbene lo giudichi morto, coprilo con la pienezza della sua divinità. Ungilo di mirra e di aloe, affinché tu sia il buon profumo di Cristo. Giuseppe, l’uomo giusto, adoperò un eccellente lenzuolo: probabilmente era quello che Pietro vide calare verso di sé dal cielo, pieno di ogni genere di quadrupede e di fiere per rappresentare i pagani (At 10,11). Pertanto la Chiesa viene con Lui seppellita in quell’unguento mistico, autentico, perché in essa ha riunito insieme le diversità dei popoli comunicando loro la sua fede.

Ambrogio – Esposizione del Vangelo secondo Luca X, 137

Giuseppe, dopo aver chiesto a Pilato di consegnargli il corpo, lo avvolge in un lenzuolo, lo depone in una tomba nuova scavata nella roccia e fa rotolare una grande pietra all’ingresso del sepolcro. Benché tutto ciò sia nell’ordine dei fatti e fosse necessario seppellire colui che sarebbe risuscitato dai morti, tuttavia le azioni sono state annotate una per una, perché non sono senza una qualche importanza. Giuseppe è figura degli apostoli: perciò è chiamato discepolo del Signore, anche se non era nel numero dei dodici apostoli. Egli avvolse il corpo in un candido lenzuolo. In questa stessa tovaglia noi vediamo ogni sorta di animali discendere dal cielo davanti a Pietro (At 10,11). Per cui non è esagerato ritenere che la Chiesa è sepolta con Cristo nel nome di questa tovaglia, poiché in essa, come nella confessione della Chiesa, sono riunite le diverse specie di esseri viventi puri e impuri. Così il corpo del Signore è come deposto mediante l’insegnamento degli apostoli in un luogo di riposo, vuoto e nuovo, di una roccia tagliata: il Cristo è quindi deposto, come mediante un’opera di insegnamento, nel cuore scavato della durezza pagana, cioè rozzo, nuovo e inaccessibile in precedenza all’entrata del timore di Dio.

Ilario di Poitiers – Commentario a Matteo, XXXIII, 8

Noi dobbiamo quindi impararlo: tutto ciò che il Cristo ha subito, Lui l’ha sopportato per noi e per la nostra salvezza, realmente e non in apparenza; e noi allora diventiamo partecipi delle sue sofferenze. Di qui la giustissima dichiarazione di Paolo (Rom 6,5): “Se noi siamo divenuti una stessa pianta con il Cristo, tramite la somiglianza con la Sua morte, noi lo saremo anche per la somiglianza con la Sua Resurrezione.” Allo stesso modo è efficace l’espressione “una stessa pianta”. Poiché di fatto qui è stata piantata una vigna, e anche noi, con la partecipazione al battesimo della sua morte, siamo divenuti “una stessa pianta con Lui.” Applica il tuo spirito con molta attenzione alle parole dell’apostolo. Egli non dice: “Noi siamo divenuti una stessa pianta tramite la morte”, ma “tramite la somiglianza con la morte”.

In realtà, infatti, una morte vera ha toccato il Cristo, la Sua anima è stata separata dal Suo corpo e reale fu anche la sua sepoltura, poiché il suo santo corpo fu avvolto in un lenzuolo puro, e tutto in lui è giunto a verità. Per noi questa è la somiglianza con la morte e con le sofferenze; ma quando si tratta della salvezza non è una somiglianza ma la realtà.

Cirillo d’Alessandria – Catechesi mistagogiche II, 7

Alcuni obiettano che, quando si tratta del problema della divinità, io attribuisca a Gesù Cristo una divinità sostanziale e che, tuttavia, io ho professato davanti alla Chiesa la resurrezione del corpo morto. Ebbene! Poiché il nostro Salvatore e Signore ha assunto un corpo, esaminiamo ciò che era quel corpo. Solo la chiesa, contro tutte le eresie che negano la resurrezione, professa la resurrezione del corpo morto, poiché dal fatto che le primizie sono resuscitate dai morti, ne consegue che i morti resuscitano. Le primizie, il Cristo; è per questo che il suo corpo è divenuto cadavere. Poiché, se il suo corpo non fosse divenuto cadavere in grado di essere avvolto in un telo, di ricevere delle essenze e tutto ciò che è d’uso per il trattamento dei cadaveri, e di essere seppellito in un sepolcro – cose che non possono accadere a un corpo spirituale, poiché non è assolutamente possibile che lo spirituale diventi cadavere, e ancora non è possibile che lo spirituale divenga insensibile – se, di fatto, è possibile che lo spirituale divenga cadavere, c’è da temere che dopo la resurrezione, quando il nostro corpo sarà resuscitato secondo la parola dell’Apostolo (1Cor 15,14): “Se c’è un corpo animale, c’è anche un corpo spirituale”, noi moriamo tutti.

Infatti, il Cristo resuscitato dai morti non muore più. E non solamente il Cristo resuscitato dai morti non muore più, ma coloro che sono da Cristo resuscitati dai morti non muoiono più. Se voi siete d’accordo su questi punti, anche quelli, con l’adesione solenne dei fedeli, saranno d’ora in poi regolati in forza della legge e fissati definitivamente.

Origene – Disputa con Eraclide 5,8-6,8

Chi è sorpreso ad assaggiare dall’albero originario,
colto dal terribile mistero della Croce,
sarà condannato per l’eternità;
chi è spinto a ribellarsi e a disobbedire agli ordini del Signore,
sarà distrutto dall’inclinazione della testa dell’Infinito;
chi perseguita e ferisce a morte,
sarà trapassato dall’arma della lancia terribile,
affondata nel costato del creatore d’Adamo;
chi è avvolto da dolori e da sofferenze terribili,
sarà stretto nella stoffa del sudario
di Colui che governa l’universo;
chi con astuzia sente il bisogno di guardare l’abisso della morte,
sarà ucciso dentro la roccia della morte;
chi si rallegra davanti alle mie cadute troppo umane,
di nuovo, che egli si curvi e si ripieghi
alla vista del Dio immortale che, resuscitando nella gloria,
ha rinnovato con sé tutti coloro che sono morti.

Gregorio di Narek – Il libro delle preghiere 66,IV