«In questi mesi tra i volontari si è creata una comunità che ha il compito di rappresentare la Chiesa torinese e la città – spiega Ceribelli – non agiamo infatti a nome nostro, ma di una comunità che vive come in famiglia con momenti di gioia e anche di difficoltà. L’importante è che insieme attraverso la solidarietà e il sostegno di tutti si riescano a gestire le diverse situazioni».
Partiti con oltre un anno di anticipo sull’ostensione, i volontari hanno appreso lo stile del servizio attraverso corsi di formazione e con la guida spirituale di don Roberto Gottardo, presidente della Commissione diocesana per la Sindone.
«Chi indossa la casacca viola – osserva ancora Ceribelli – si mette a disposizione della Chiesa e dei pellegrini sull’esempio di Gesù che nell’Ultima Cena si cinge con il grembiule per servire i suoi discepoli, lavando loro i piedi. I volontari sono le prime persone che incontrano i pellegrini appena scesi dai bus e all’inizio del percorso di avvicinamento alla Cattedrale. La loro dunque è la prima testimonianza dell’‘Amore più grande’, del dono di sé. In ogni pellegrino riconosciamo il Volto di Gesù che contempliamo nella Sindone».
I volontari provengono da parrocchie e associazioni ecclesiali di tutta la diocesi di Torino, ma anche dal Piemonte e da altre regioni d’Italia, i più lontani arrivano da Roma e dalla Sardegna.
Suddivisi in gruppi per i diversi servizi dell’Ostensione, prestano la propria opera al punto accoglienza in viale dei Partigiani, nel percorso, nelle sale di pre-lettura del Telo sindonico, in Duomo, presso le penitenzierie, nelle chiese del centro storico, presso il Museo Diocesano, il Museo della Sindone e la Sala Stampa e poi a sostegno di malati e disabili e come lettori della preghiera che accompagna il tempo di permanenza dei pellegrini davanti alla Sindone.
Ogni turno di servizio dura tre ore e mezza, ad ogni volontario viene chiesta la disponibilità di almeno un turno alla settimana, ma in numerosi si sono resi disponibili a coprire più turni alla settimana o al giorno. Nei giorni del Papa l’impegno chiesto ai 2000 volontari coinvolti nella giornata sarà di circa sette ore.
Da segnalare un gruppo di giovani di Brescia che nei week-end giunge a Torino per prestare servizio con entusiasmo e gioia e che verrà anche per il Papa. E poi la pensionata Enza, che da quasi venti si reca in Etiopia a dare un aiuto in un laboratorio analisi all’interno dell’ospedale di Gambo, dove dal 1972 operano i Missionari della Consolata.
Tra i volontari-lettori anche una non vedente che presta servizio come lettrice della preghiera davanti alla Sindone, Maria, 69 anni, a cui gli organizzatori hanno preparato i testi in braille». C’è poi Diego, 37 anni, da 15 impiegato presso il Comune di Torino e che da sempre si muove su una carrozzina. Lina, 73 anni, di Roma, che ha concentrato le sue ore in due intere settimane, una a maggio e una giugno.
Angelo, 62 anni, ipovedente, coordinatore dei 46 volontari che aiutano le persone con problemi alla vista a sentire al tatto sul plastico di lega di alluminio la riproduzione uno a uno della parte frontale della Sindone
Il cammino non finirà il 24 giugno. «Così come già accaduto dopo l’ostensione del 2010 – osserva Losi – ci auguriamo che il gruppo non si disperda, ma possa mantenersi vivo con incontri e occasione di aggregazione». «insieme con don Roberto Gottardo – informa Ceribelli – abbiamo già predisposto un programma di incontri e pellegrinaggi per il prossimo anno che verrà annunciato a tutti i volontari al termine dell’Ostensione per far crescere e fruttare l’esperienza di questi mesi, perché le relazioni costruite e l’amore donato rimangano».
In allegato le storie di alcuni volontari: